Uno dei maggiori motivi che frenano l’adozione delle auto elettriche è la velocità di ricarica, una domanda a cui non è possibile dare un’unica risposta.
Se infatti vi state chiedendo quanto tempo ci vuole per ricaricare un’auto elettrica, le variabili in gioco sono numerose, tanto che può andare da 15 minuti a qualcosa come 48 ore.
Com’è possibile? Andiamo a vedere perché, sia da casa che alle colonnine, oltre a capire quanto costa ricaricare un’auto elettrica, perché come per la durata anche questo è una questione che offre diverse soluzioni. Ma prima di tutto, non scordatevi di dare un’occhiata alla nostra lista delle auto elettriche con la maggiore autonomia sul mercato, perché anche la durata della batteria è un problema molto sentito da chi è interessato all’acquisto di questo tipo di veicoli.
Come si calcola il tempo di ricarica di un’auto elettrica
Quanto tempo ci vuole per ricaricare un’auto elettrica alle colonnine
Quanto tempo ci vuole per ricaricare un’auto elettrica a casa
Quanti kW servono per ricaricare l’auto elettrica a casa
Quanto costa ricaricare un’auto elettrica, a casa o alle colonnine
Calcolare il tempo di ricarica di una batteria è una questione piuttosto complessa, perché dipende da una serie di fattori, ma prima partiamo dalle cose semplici, ovvero come effettuare questo calcolo.
I dati che ci servono sono tre: la capacità della batteria, la potenza di carica e il fattore di potenza. La prima è la quantità massima di carica che una batteria è in grado di contenere, un numero misurato in kilowattora, o kWh (per sapere cosa significa questa unità di misura, vi rimandiamo al nostro approfondimento).
La potenza di carica è invece un numero che indica la velocità alla quale un caricatore può caricare una batteria. La potenza è il prodotto della tensione (misurata in volt) per la corrente (misurata in ampére), tenendo conto, nel caso della ricarica in corrente alternata (ecco cos’è e in cosa differisce dalla corrente continua), anche della fase (qui trovate una spiegazione sul concetto di fase).
Ogni caricatore (che sia una colonnina o un wallbox) ha una potenza di ricarica, per esempio 7,4 kW, 22 kW o 250 kW, e ogni auto ha una batteria di una certa capacità, per esempio 26,8 kWh, 54 kWh o 100 kWh.
A questo punto non dobbiamo fare altro che dividere la capacità della batteria per la potenza di carica. E il fattore di potenza? Esatto, questo è un valore che determina la dispersione di energia, e il cui valore è di 0,8 per la ricarica a corrente alternata e di 0,9 per quella a corrente continua.
Tenendo conto del fattore di potenza, la formula per calcolare il tempo di ricarica è la seguente:
Tempo di ricarica = Capacità della batteria / (Potenza di ricarica x Fattore di potenza)
Ma sarebbe troppo semplice se fosse così facile, vero? Ci sono infatti altri fattori che influenzano il tempo di ricarica. Innanzitutto, quello che conta nella potenza di carica non è solo il caricatore della colonnina, ma anche quanto è in grado di accettare la nostra auto.
Prima di tutto, infatti dovete considerare che se forniamo alla nostra auto corrente alternata (AC, alternate current), questa sarà non solo più lenta, ma dovrà essere convertita in continua dal caricatore all’interno dell’auto.
Cosa significa? Che se anche noi abbiamo un wallbox da 22 kW ma il caricatore all’interno dell’auto è da 7,4 kW, l’auto si caricherà a 7,4 kW. Vale anche il contrario: se il caricatore dell’auto è da 22 kW ma colleghiamo la vettura a una colonnina da 7,4 kW, la vettura si caricherà a 7,4 kW.
Stesso discorso per la ricarica in corrente continua (DC, direct current). È vero che è più veloce perché non deve essere convertita dall’auto ma se la nostra auto è in grado di accettare fino a 120 kW, non importa se la colleghiamo a una colonnina da 350 kW, perché si caricherà a 120 kW, così come non importa se la nostra auto accetta 250 kW e la colleghiamo a una colonnina da 100 kW, perché si caricherà sempre alla potenza di carica minore.
Inoltre, anche se abbiamo una colonnina in grado di caricare a 250 kW e la colleghiamo a un’auto in grado di accettare 250 kW, questa potrebbe comunque caricarsi a una velocità inferiore se più auto sono collegati alla stessa infrastruttura di carica (spesso le colonnine sono condivise tra due vetture).
Un altro aspetto da considerare è il tipo di cavo utilizzato per la ricarica, in quanto oltre a caricatore e veicolo la potenza di carica è determinata anche dal cavo. Per quanto riguarda la ricarica in corrente continua non c’è problema, perché per legge il cavo è ancorato alla colonnina, mentre per la corrente alternata, soprattutto da casa, potrebbe essere un eventuale collo di bottiglia (anche se il produttore vi fornirà del cavo adeguato alla potenza del caricatore dell’auto).
Altri fattori limitanti sono quelli fisici delle batterie e del funzionamento della carica. Prima di tutto, la ricarica di una batteria non è costante, quindi il livello di carica del veicolo ha un’influenza sulla velocità. La velocità di carica aumenta per brevi raffiche fino al 50% o al massimo l’80%, con i picchi intorno al 30%. Questo serve per ridurre il tempo necessario e protegge la batteria.
Anche la temperatura ambientale influisce: i tempi di ricarica ottimali sono a 20°C, mentre valori differenti li diminuiscono.
Inoltre tenete presente che le batterie delle auto elettriche non si caricano e non si scaricano mai completamente, e per questo i produttori indicano sempre una velocità di carica per portare la batteria dal 10% all’80%, quindi i valori che calcoliamo in questo senso sono indicativi.
Chiariti questi aspetti, andiamo a vedere quanto tempo ci vuole per caricare un’auto elettrica, alle colonnine o da casa.
Le colonnine di ricarica sono una fonte di alimentazione collegata alla rete elettrica, e ce ne sono di due tipi, a corrente continua o corrente alternata.
Per un approfondimento su cosa siano le colonnine e su quale sia il tempo di ricarica alle colonnine vi rimandiamo al nostro articolo dedicato, ma facciamo comunque qualche esempio.
Le colonnine a corrente alternata operano in genere a 400 V, con picchi di 800 V e arrivano fino a 22 kW, il che significa che per caricare completamente un veicolo elettrico potrebbero essere necessarie fino a 4 ore, a seconda del caricatore interno dell’auto e della capacità della batteria.
La ricarica in corrente alternata in Europa utilizza una presa di Tipo 2 (che cosa significa?) e per fare un esempio un’auto come una Tesla Model 3 (che in corrente alternata è in grado al massimo di accettare 11 kW a 400 V e 16 A in trifase) può caricarsi con una colonnina da 11 kW in circa 4-5 ore (modello con batteria da 60 kWh), che superano le sei ore per il modello con batteria da 77 kWh.
Una Fiat 500 elettrica (che accetta al massimo 11 kW), invece, connessa a una colonnina da 11 kW se dotata di batteria da 23,65 kWh può caricarsi in quasi 2 ore mentre con batteria da 42 kWh può caricarsi in 4 ore.
Passiamo alle colonnine in corrente continua. Queste sono ovviamente più veloci, ma ce ne sono di diversi tipi, da 50 kW (colonnine di tipo Fast), o anche fino a 350 kW (Ultrafast). Anche qui dipende da quanta potenza è in grado di accettare un’auto, ma per esempio una Model 3, che sia a trazione posteriore (batteria da 60 kWh e in grado di caricarsi in DC fino a 170 kW), o Long Range (77 kWh di batteria e fino a 250 kW di potenza di carica), ottiene fino a 282 km di autonomia in 15 minuti.
Una Fiat 500e, di contro, che accetta fino a 85 kW di potenza di carica, può passare dal 10% all’80% in circa 30-35 minuti. Come vedete, quindi, la ricarica in corrente alternata si discosta molto dal calcolo teorico, mentre quella in corrente continua si avvicina di più.
Una Hyundai Ioniq 5, dotata di batteria da 77,4 kWh, impiega invece appena 18 minuti per ricaricare dal 10 all’80%, mentre una Porsche Taycan Gran Turismo, con batteria da 104,9 kWh, si ricarica dal 10 all’80% in DC in appena 15 minuti grazie a una ricarica che arriva fino a 320 kW.
Se volete leggere i tempi di carica delle auto con maggiore autonomia sul mercato vi rimandiamo alla nostra lista delle auto con maggiore autonomia.
A questo punto può essere interessante confrontare i dati forniti dalle case automobilistiche con quelli determinati dalla formula del capitolo precedente, che per una ricarica a 22 kW prevede tempi per una Tesla Model 3 con batteria da 77 kW di 3,8 ore, mentre per una Fiat 500 elettrica on batteria da 42 kWh di 1,9 ore. Per la corrente continua, invece, a 100 kW si passa in teoria a 47 minuti e 25 minuti rispettivamente (ricarica completa).
Anche la ricarica di un’auto elettrica a casa è possibile a diverse velocità, ma sempre a corrente alternata, con potenze che vanno da 2,3-3 kW con una normale presa Schuko, associata a un cavo con Control Box, a 22 kW per i Walbox più potenti.
Qui potete trovare il nostro articolo dedicato all’argomento, ma vediamo comunque alcuni esempi, tenendo presente che la ricarica in casa prevede comunque diverse ore, in quanto è pensata quantomeno per la notte.
Le soluzioni per la ricarica da casa vanno dai caricatori portatili da 2,3 kW ai wallbox. Qui trovate il nostro approfondimento su questo tipo di dispositivi, ma sappiate che ce ne sono da 3,7, 7,4, 11 o 22 kW.
In questo caso però è bene sempre tenere presente i limiti del caricatore interno dell’auto. Per esempio, una Dacia Spring dotata di batteria da 26,8 kW è in grado di caricarsi in circa sette ore con un wallbox da 3,7 kW, mentre con quello da 7,4 kW il tempo si dimezza.
La vettura però è dotata di caricatore interno da 7,4 kW, quindi anche collegandola a un wallbox da 22 kW non otterremo velocità di ricarica superiori.
Per aumentare la potenza dell’impianto domestico, in ogni caso, è bene tenere presente che i wallbox da 3,7 e 7,4 kW operano in monofase a una tensione di 230 v, mentre per potenze superiori si passa ai wallbox in trifase con tensione a 400 V e potenze fino a 22 kW. In questo caso i tempi di ricarica diminuiscono, se la vettura supporta queste potenze (quasi tutte le vetture in commercio hanno di serie caricatori interni fino a 11 kW, e quelli a 22 kW sono opzionali, e solo per vetture con batteria di una certa dimensione).
Ma è necessario aumentare la potenza dell’impianto? Andiamo a scoprirlo.
Diciamo subito che se vi state chiedendo se sia necessario aumentare la potenza del contatore della vostra casa da 3 kWh per caricare un’auto elettrica, la risposta è no.
Le auto elettriche possono essere caricate senza problemi con una normale presa Schuko utilizzando il caricatore portatile fornito dal produttore, senza aumentare la potenza dell’impianto. Tenete presente però che queste prese non sono pensate per resistere a queste potenze senza scaldarsi, ed è quindi consigliato se caricate la vettura ogni sera a casa utilizzare una presa CEE industriale apposita, pensata per resistere a questo tipo di sollecitazioni.
In termini di potenza, ovviamente non potete aspettarvi potenze superiori a quella fornita, quindi un’auto si caricherà molto lentamente, il che potrebbe non soddisfare le vostre esigenze se disponete di una vettura con una batteria molto capiente. Inoltre al valore della potenza dovrete sottrarre l’utilizzo di altri elettrodomestici, come il frigorifero o la lavatrice.
Ecco perché le auto caricate con Shuko si caricano in genere a 2,3 kW, il che per batterie per esempio da 100 kWh significa impiegare decine di ore per una carica completa.
In genere infatti, per evitare che la corrente salti, bisogna scegliere una stazione di ricarica con potenza massima inferiore a quella del contatore o al limite impostarla a valori di potenza inferiori. Si può pensare a un sistema di bilanciamento dinamico del carico, che calcola in ogni istante quanta potenza è disponibile per ricaricare il veicolo elettrico. Se caricate di notte questo può essere un problema minore, ma di giorno sono fattori da tenere in considerazione.
Se volete aumentare la potenza, dovete per forza pensare all’acquisto di una wallbox, a cui dovrete però associare un aumento della potenza del contatore (o al limite associare un secondo contatore, a seconda delle vostre necessità).
Tenete presente due fattori. Il primo è che una maggiore potenza impegnata determina anche un aumento dei costi fissi della bolletta dell’elettricità, e in secondo luogo oltre una certa potenza dovrete avere un sistema trifase. I contatori da 3 e 6 kW sono in monofase, mentre quelli da 15 W e 400 V sono trifase: se volete caricare un’auto a 7,4 kW utilizzerete un sistema monofase, ma a 11 e 22 kW avrete bisogno di un sistema trifase.
A questo punto potreste chiedervi quanto costi caricare un’auto elettrica, a casa o alle colonnine. Per una risposta esaustiva, vi rimandiamo al nostro approfondimento dedicato, ma tenete presente che il costo della ricarica è dato dalla formula:
prezzo dell’energia, euro/kWh * quantità di enegia, in kWh
Come potete immaginare, la ricarica più lenta è quella meno costosa e quella più veloce è invece più cara, mentre la quantità di energia dipende dalle dimensioni della batteria dell’auto.
In genere la ricarica domestica è quella che costa meno, a fronte a volte di un investimento, come quello del wallbox, che tra acquisto e installazione può costare una media di 1.200 euro. Più o meno l’elettricità domestica costa 0.20 euro/kWh, quindi la ricarica completa di una batteria da 100 kWh costa 20 euro.
La ricarica alle colonnine ha diversi prezzi, a seconda che sia in corrente alternata o continua. Gli operatori utilizzano diversi sistemi di pagamento, a consumo, a volte associato a un abbonamento per ottenere uno sconto, in abbonamento e con prepagate.
Gli abbonamenti, di qualunque natura, sono i piani più convenienti, che consentono di passare da prezzi i 0,69 euro/kWh in corrente alternata a 0,40 euro/kWh e in corrente continua da prezzi di 0,95 euro/kWh anche a 0,60 euro/kWh o meno a seconda dei casi.
Tenete inoltre presente che non tutte le ricariche a corrente continua sono uguali, e alcuni operatori distinguono tra le ricariche a 100 kW, fino a 150 kW e oltre 150 kW, con tariffe diverse.
Quindi alle colonnine per una batteria da 100 kWh si può spendere per la ricarica una cifra di 40 euro come di 95 euro a seconda del tipo di ricarica. Ovviamente stiamo parlando di una ipotetica ricarica ipotetica, ma come abbiamo specificato più volte non si carica mai completamente una batteria (così come non si scarica), quindi i prezzi saranno inferiori a seconda della vostra situazione.
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